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venerdì 9 settembre 2011

"Solo" : una storia per prospettive opposte (click to comment)

Una piccola storia di 4 minuti. Piccola, sì, ma complessa. Ché non c’è fotogramma che non rimandi a significati "altri", a sottotracce, a flashback qui riportati per metafora e immediatamente leggibili solo da chi segue il protagonista già da un po’… e anche questa, forse, è l’ennesima sottotraccia da seguire per svelare appieno il discorso contenuto in “Solo”, primo singolo – e primo video – del nuovo concept album di Marco Mengoni (“Solo 2.0” uscirà il 27 settembre).

Quasi si trattasse di un “riassunto delle puntate precedenti” per un pubblico nuovo, un “messaggio cifrato” per i suoi fans più affezionati, ma anche un “memento mori” per l’artista stesso...
Precisiamo subito che il video è un’entità a se stante rispetto al brano. Perché le immagini unite alla canzone acquistano uno spessore diverso, si amplificano nei significati come solo la musica e solo le immagini non fanno: ascoltare la canzone darà solo certe emozioni, guardare le immagini scollegate dalla musica ne darà altre, unendo entrambi i sensi ecco che i significanti appaiono ingigantiti, qui ancor più claustrofobici, lì ancor più subliminanti.
Marco Mengoni, che nel video sfoggia la sua bella capacità interpretativa, entra in un tunnel con il look scelto per rappresentare i suoi esordi. Mani anonime lo braccano, lo afferrano, tentano di fermarne il passo e di strapparne le vesti.

Ci vuole forza e testardaggine per permettere a due occhi dilatati dalla rabbia, dalla paura e dal ribrezzo di raggiungere, dopo le forche caudine, quella porta che ce lo restituisce ragazzo di 22 anni sul tetto del suo mondo, affollato di visi come un bosco lo è di alberi, capace di salire sulla schiena dei suoi aguzzini (non è facile per un esordiente affrontare e tener testa alle regole dello showbiz) per guardare ogni cosa dall’alto del suo palco. La fortunatissima tournée estiva del 2010 ha segnato, infatti, il primo vero centro del Nostro: campione di incassi, campione di vendite, Man of the year ai TRL Music Awards, Best Italian Act e Best European Act per gli MTV Awards… Eppure, questa scena si conclude con il cantante portato esanime sulle spalle, atterrato, picchiato, sconfitto, eppur portato sugli scudi, degno di un onore postumo di cui lui stesso ormai non ha più che farne.

Ad ogni stagione, però, ne segue un’altra. Oltre la porta, ecco che spariscono i jeans e il giubbotto e compare l’abito dell’autunno, quello della ballad “In Un Giorno Qualunque” (2010, platino digitale), quello con il quale l’Artista sembra aver affrontato ancora una volta le stesse lotte, gli stessi conflitti da cui esce zoppicando, testa alta e spalle dritte, ma sguardo segnato da lividi invisibili.
Altra porta. Un’arena vuota, polverosa, in cui tutto può accadere. Come una sala prove in cui bisogna creare dalla polvere delle idee alla rinfusa un’opera finita, completa, che valga… Eccoli lì, gli aguzzini tornano. C’è un tentativo di ballare insieme con loro, ma la sua danza non va allo stesso ritmo, nonostante i carnefici vogliano fargli cambiare passo l’artista non cede, viene bloccato e soccombe. Di bianco vestito, come la purezza, come vittima sacrificale, tace. Ma l’arte in lui è più forte, rinasce, fugge verso una terza porta che gli svela una notte di pioggia. Le vesti lacere sono diverse, con un drappo azzurro i suoi incubi gli consegnano ancora l’ennesimo onore, mentre lo sguardo racconta una verità ineluttabile: per rinascere, è necessario morire, ogni volta.

Il video, nato da un’idea di Marco Mengoni e Stella Fabiani, diretto e fotografato nell’Arena di Sutri da Gianluca “Calu” Montesano, che si avvale delle coreografie di Silvio Oddi, offre quindi la visione dall’esterno di quanto, invece, è raccontato in musica. Qui, infatti, le note e il testo raccontano dall’interno le emozioni vissute da chi, come un toro da combattimento nell’arena, nasce con un destino cui non si può far altro che offrire il collo.
Come il toro comprende che il pericolo sta tutto in quel drappo rosso contro cui testardamente combatte, ogni artista sa a quale arena conduce la via per il successo. E ogni artista sa che la gloria si paga a caro prezzo: non c’è onore, infatti, per chi non riesce a comunicare con tutto se stesso. E permettere al mondo di guardarti nell’anima causa sofferenza, come squarciarsi il petto. Ma senza questa esperienza fisica di dolore interiore, come potrebbe un artista comunicare profondamente e veramente?

Immagini e musica. Due prospettive opposte che convergono in un lavoro da scoprire piano piano, seguendone le mille sfumature cesellate finemente su un tessuto musicale raffinato… possibilmente senza lasciarsi distrarre dalle doti vocali del giovane Mengoni, stupefacenti per duttilità e ampiezza, ma ancor più per capacità di coinvolgimento.

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