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lunedì 19 marzo 2012

Arte, Bene Comune

Enrico Melozzi con i 100 violoncelli del Valle in un momento
della performace di Marco Mengoni

Chi legge questo blog 
è certo interessato 
alla musica. Alla musica 
di Marco Mengoni, ovvio, 
ma certamente anche 
al suo modo di viverla, 
ovvero in piena libertà.






Il concetto di “libertà di espressione” però è parecchio abusato. Se ne fanno manifesti scambiandolo per protervia: non certo per cattiveria, ma solo perché è un concetto difficile da gestire, da comprendere, da accettare. 

Ma chi ama la musica, e i lettori di questo blog amano la Musica, sa perfettamente come si gestisce la propria “libertà di espressione”. Perché sa – perchè ha visto almeno una volta – come funziona un progetto artistico: si dice la propria, accettando con piacere le critiche altrui, trasformando un dibattito in dialogo costruttivo, traendone forza per crescere ancora un po'.

Chi legge questo blog sa che la situazione artistica in Italia non è tra le più felici del mondo. Noi, poi, sappiamo fin troppo bene quanto è difficile per i prodotti artistici di qualità approdare su un palcoscenico o - peggio ancora – in tv o in radio. I perchè di tutto ciò sono così tanti che non basterebbe un dizionario...
Per fortuna, ecco che ogni tanto si incontrano artisti coraggiosi che sposano un'idea, ci costruiscono su un progetto e si danno da fare per realizzarlo e per farlo conoscere, con ogni mezzo a loro disposizione.
Così, anche se il progetto nasce sotto ai palchi settecenteschi di un teatro “classico”, l'idea arriva persino a uno stuolo di fans della più giovane star della musica italiana. Fans che accorrono lì dove probabilmente mai avrebbero messo piede altrimenti, e scoprono Debussy, Tristano e Isotta, ma anche Sollima e la voce magica del violoncello. Persino come si costruisce uno strumento musicale. 

Il progetto, poi, è davvero bello. Pensate: un teatro, ovvero la “casa” per antonomasia dell'Arte, che diventa Bene Comune. Che diventa “di tutti”, così da tenere fuori ogni sorta di padre-padrone che finisce, volente o nolente, per far passare l'Arte che più gli garba (che in genere equivale a quella più economicamente vantaggiosa, innescando un pericolosissimo gioco al ribasso per poter accontentare tutti con il minimo sforzo).

Un Bene Comune è libero. Libero di proporre, di accettare o di rifiutare. Libero di provare. Libero di far scuola e decidere di impiegare molta parte della sua energia a insegnare, a far crescere.
E se “L'Arte rinnova i popoli”, trasformando l'Arte in Bene Comune chi vorrà potrà accedervi più facilmente, misurandosi con Lei, imparando a guardare al mondo in modo più ampio, “allargando gli orizzonti della propria conoscenza”, magari trovando anche una chiave di lettura diversa, certo toccando con mano che un sogno non è detto che debba per forza restare tale perchè “nessuno ascolta”.

Il progetto del Teatro Valle Occupato ci piace. Ci piace tanto. Almeno quanto questa “Sonata a due” che forse meglio di ogni parola esprime il significato di partecipazione artistica.
Ascoltatela (dura pochi minuti). Magari vi piace!

P.S. Un'ultima cosa: chi volesse diventare socio di questo progetto può farlo con soli 10 euro e questo link.

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