Ad Three Slide Menu

lunedì 23 aprile 2012

Genova : il soul ronciglionese sotto una lanterna



Prima data genovese che ha visto il cantante ronciglionese esibirsi con il suo ultimo prodotto “Solo 2.0”(ricordiamo che la data del 4 Dicembre dell’anteprima del nuovo tour, la parte invernale, è stata cancellata per problemi di organizzazione) e il pubblico della Superba non si è fatto cogliere impreparato.
Nuova sessione del tour che ha toccato, e toccherà, i più importanti teatri di Italia; le emozioni dei fan erano già state palesate su internet a partire dalla prima data, quella di Milano del 19 Aprile, mentre della data zero, a Castelleone, come richiesto dallo staff, non se ne è visto l’ombra fino al 20 Aprile, assieme a quelli della serata Milanese.
 Ideato da Mengoni, Elisa e Andrea Rigonat, lo spettacolo, come una vera e propria esibizione teatrale che si rispetti, è stato diviso in tre parti; un primo atto, più pacato e solo cantato dall’artista; un secondo atto, dove la “belva da palcoscenico”, che siamo abituati a vedere in giro, si è liberata; l’ultimo per i saluti e qualche nota.
 Scena nuda, in confronto alla prima parte del tour nei palazzetti, con soli due schermi appesi al soffitto dove, come incipit, sono passate immagini di vita quotidiana, corredate dalla voce di Marco che recita un monologo di Woody Allen.
 Durante il primo tempo, Mengoni ci porta in America, sulle note stile Motown per la precisione, come più volte egli ha specificato durante le interviste di queste settimane. Vestiti tutti impeccabilmente, Marco compreso con un tight firmato Armani, sembra di assistere a un vero e proprio concerto Jazz, soprattutto grazie alle due “new entry” nella band del cantante: un trombettista e un sassofonista (oltre al nuovo acquisto alle tastiere).
Ogni brano è riarrangiato secondo una chiave più soulr’n'b, più nelle corde e stile del cantante, come abbiamo potuto constatare e come orgogliosamente egli ha sempre affermato alla stampa…
E come dargli torto con delle corde vocali del genere!
Durante questa prima ora, Marco Mengoni and band ci deliziano con l’interpretazione di nuove cover, quali “I cant’ help falling in love” di Elvis Presley, “Sunny” di Bobby Hebb e “Innuendo” dei Queen.
Francamente? Già al primo tributo ero a bocca aperta.
L’appena 23enne ha saputo, come sempre, saltare da un brano più leggero come il suo primo singolo, “Credimi Ancora”, a brani che hanno scalato per settimane le charts mondiali sempre con gran maestria.
 Pausa di quindici minuti e si cambia registro.
Sul palco spunta un lampione. Cosa ci farà mai? Non ve lo anticipo!
Riprende il secondo atto con “In Viaggio Verso Me” un brano tratto dal primo album che viene concluso in platea. Lasciando tutti estasiati, Mengoni arriva fino al secondo settore proprio come se volesse invitare il pubblico a seguirlo in questo cammino. Torna sul palcoscenico e propone ai suoi fan:
“Se poi voleste alzarvi e ballare, non sarebbe poi così male”.
E così il sottopalco viene riempito e mamme, ragazze, bambini e papà si ritrovano tutti ad ancheggiare, volenti o nolenti, e tener il tempo con le mani sulle note del giovane che scorrazza avanti e saltella come un coniglio.
Tornano le cover e Marco ripropone brani di nuovo secolari, come “Natbush City Limits” di Tina Turner, “Signed, Sealed, Delivered I’m Yours” di Stevie Wonder e poi luci spente.
Si accende il lampione.
Mengoni che intona “Rehab” di Amy Winehouse a cappella. Un tributo sentito, tormentato, trasportante, che è accompagnato semplicemente dal tempo alla batteria e le mani degli altri “musici”.
La musica non finisce e arriva la cover più bella, a mio avviso, l’interpretazione meglio riuscita: “The Fool on the Hill”, dei Beatles. Occhi fissi verso di sé, nessun movimento, sarebbe stato superfluo, nessun estro vocale, tipico dell’ex-vincitore di Xfactor. Nulla. Lui, il testo, la musica e quel senso di inquietudine e malinconia che le note portano con sé dagli anni ’60.
Terzo cambio, Mengoni si presenta in shorts e felpa. Abolito il completo giallo ocra di Armani, lo spettacolo si conclude con una versione di “In un Giorno Qualunque” quasi struggente.

In più interviste, il cantante ha dichiarato di voler rappresentare più se stesso con questo nuovo tour e senza alcun dubbio ciò che è arrivato al pubblico è tanta semplicità ricca di passione, dedizione verso la musica, rispetto verso di suoi grandi e, probabilmente, tormento. Un tormento anche in positivo, sia mai, non fraintendiamo!, dato da quella commistione di sentimenti che esplodono in quella che è la figura di Marco Mengoni e che qualche lacrimuccia fa sciogliere.
Un artista che è cresciuto molto, innegabile. Un maturamento non solo dal primo album e dal primo tour, ma proprio dalle ultimi esibizioni che abbiamo visto con l’anteprima invernale del “Solo Tour” e il concerto di capodanno a Catanzaro. Un inevitabile cambiamento, ma non nella persona, tanto che, appena è salito sul palco per il secondo atto, mi sono rivolta verso la mia amica e le ho detto:
Ho un flash. Sembra la prima puntata di Xfactor, quando ha cantato “Man In The Mirror”!”.
È quel Marco più libero, che ha trovato le sue radici, probabilmente.

Una lode al pubblico: caldo, divertente e rispettoso, come solito dei genovesi, che ha saputo calibrarsi nei momenti in cui dimostrare di più la propria presenza, senza mai esagerare, e quelli nei quali star in silenzio ad ascoltare e lasciarsi incantare.

Complimenti alla squadra, un ottimo lavoro! Sperando che questa collaborazione continui e porti altri frutti del genere.

Nessun commento:

Posta un commento

Commenta qui....