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lunedì 21 maggio 2012

Al Teatro Augusteo :musica viscerale oltre le apparenze


Marco Mengoni in concerto al Teatro Augusteo: musica viscerale oltre le apparenze

Quando l’artista cerca di trasmettere se stesso non solo con la voce, ma anche con il corpo, tende ad instaurare un rapporto di tipo viscerale col pubblico. L’emozione di chi ascolta percorre una strada interna, si rende difficile da metabolizzare e, per questo preciso motivo, lascia un segno più profondo. Questa è la più grande conquista per chi, col canto, vuole arrivare alla gente ed è proprio ciò che è accaduto durante il live di Marco Mengoni, tenutosi presso il Teatro Augusteo di Napoli in occasione del Tour teatrale che l’artista, originario di Ronciglione, ha messo a punto in collaborazione con Elisa ed Andrea Rigonat.

Due ore di musica autentica: pochi fronzoli e tanta sostanza con una band composta da sette elementi: Stefano Calabrese e Peter Cornacchia alle chitarre, Giovanni Pallotti al basso, Davide Sollazzi alla batteria, Cristiano Norbedo alle tastiere, Federico Missio al sax e Federico Mansutti alla tromba.

Scenografia molto minimale, quasi assente, con proiezioni di immagini in movimento come se fossero viste da un treno a tutta velocità, un po’ come ci appare la vita mentre scorre veloce sotto ai nostri occhi.

Lo scopo di Mengoni in questo nuovo tipo di live è quello di porsi al pubblico in totale trasparenza per un’analisi non solo introspettiva ma anche rivolta alla ricerca di tutte le sfaccettature che caratterizzano l’animo umano.

Proprio con questo proposito il concerto dell’artista inizia con un monologo di Woody Allen, molto simile alla trama del film Il curioso caso di Benjamin Button diretto da Fincher: l’uomo dovrebbe nascere  come se già avesse vissuto, così da potersi rapportare al meglio con se stesso e con gli altri, alla luce delle esperienze pregresse e del know-how personale.

Data l’impossibilità di questa ipotesi di vita il percorso musicale di Mengoni si presenta come una ricerca delle proprie origini. L’artista propone quindi, in chiave completamente rivisitata, tutti i propri brani a partire daTonight, Credimi Ancora, Questa notte.

Tutta la prima parte del concerto rientra  in una dimensione volutamente intimista, solenne, forse troppo. Sulle note di Solo, la passione ed il ritmo incalzante infiammano le vene degli astanti, visibile la voglia di ballare nei volti dei circa 1500 fan presenti in sala. Stare seduti in una poltroncina, reprimendo l’impulso più recondito, forse primitivo, di sfogare la propria passione è quasi una tortura ma la classe e l’eleganza di alcune cover come Can’t Help Falling in Love With You rivelano le sfumature più calde e più profonde della voce di Mengoni confermandone la suadente capacità di penetrare a fondo nell’animo di chi ascolta.

Difficile non apprezzare l’avvincente interpretazione della celeberrima Innuendo, ottima la perfomance dei musicisti che hanno reso l’arrangiamento della cover in questione assolutamente superbo ed appassionato. Toccante l’impatto sonoro e visivo dell’interpretazione de L’Equilibrista in cui Mengoni squarcia un telo multicolor come se fosse alla ricerca dell’equilibrio nascosto nelle viscere del proprio io.

Dopo un intervallo di circa 15 minuti, il live si è fatto più vivace e con una standing ovation per una incredibile versione di Rehab, in omaggio all’indimenticato talento di Amy Winehouse, con tanto di tempo e controtempo scandito dalle sole mani dei musicisti, il pubblico si è fatto effervescente.

Brillante il medley dedicato all’etichetta-movimento Motown tutto dedicato al soul, più volte riconosciuto dal giovane artista come proprio genere musicale di riferimento. 

Con l’invito di Mengoni ad alzarsi in piedi, il teatro si è trasformato in un piccolo stadio in festa, evidente la ricerca del contatto vero, sanguigno, dell’artista col suo pubblico non solo col canto e coi gesti ma anche col linguaggio grazie a diversi intermezzi parlati in dialetto napoletano.

“Le relazioni umane sono talvolta estremamente difficili da gestire ma non per questo bisogna privasene” spiega il giovane artista che, da sempre restio a svelare se stesso in nome della più totale libertà, ironizza sulle tipiche domande rivoltegli dalla stampa sulle note dell’esilarante Come ti senti.

Sul finale, ultimo cambio di scena con tanto di spogliarello vedo- non vedo, poi sopraggiunge  il momento della dolcezza quando una bimba sale sul palco, si siede, timorosa,  proprio di fianco a Mengoni che, sorpreso e divertito, la prende per mano e le regala una rosa sulle note di In un giorno qualunque.

In chiusura: lacrime, applausi e sorrisi per un live completo che lascia ben poco spazio alle parole.


(Raffaella Sbrescia)
tratto da : http://www.myword.it/rock/news/55276

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