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lunedì 18 febbraio 2013

L'essenziale della Musica



L'eleganza pura e sottile 
di un brano che ci racconta 
l'inizio di un futuro 
nel segno di Marco Mengoni


Marco Mengoni "sventola" il trofeo sanremese -


A distanza di una settimana da una consultazione elettorale decisiva per il nostro Paese, il diluvio di notizie relative al Festival della Canzone Italiana poteva sembrare una inopportuna distrazione, tanto da far chiedere ad alcuni politici lo slittamento della manifestazione. Cosa che, saggiamente, non è stata messa in atto, lasciando agli italiani non solo il piacere di accapigliarsi su rime e melodie, abiti e performances, ma anche di riflettere su vari aspetti della nostra società di cui il Festival, nel bene e nel male, è specchio fedele da più di sessant'anni.

Fabio Fazio e il maestro Mauro Pagani, che di pop-rock di alto livello è esperto avendo fatto parte della PFM, hanno scelto le canzoni partecipanti sulla base di un principio ben definito: la contemporaneità, ovvero la capacità di esprimere in modo artistico i sentimenti e le ispirazioni di un Paese complesso come il nostro

Una giuria popolare, espressa mediante il televoto, ed una di qualità avrebbero decretato al 50% la canzone vincitrice. Un criterio salomonico che costituiva una base di partenza per un ampio ventaglio di possibilità per la canzone melodica tradizionale, quella cantautorale di nicchia, per il pop di qualità, il brano divertente e trasgressivo, la ballata swing-romantica, la finestra sul mondo indipendente. Insomma, c'era spazio per tutti all'insegna del motto gaberiano che Libertà è partecipazione e più c'è da raccontare più c'è da capire di questa nostra Italia.

A Marco Mengoni l'onere e l'onore di aprire la kermesse, a tre anni dalla sua prima partecipazione che lo aveva portato sul podio, con due brani molto diversi: L'Essenziale, più delicata ed intimista di cui è anche autore, e Bellissimo, pop allegro a briglie sciolte scritto per lui da Gianna Nannini e Pacifico.

Chi conosce ed apprezza Marco da tempo sa quanto ami coinvolgere il pubblico dei suoi concerti con il soul e il rythm'n blues, e sicuramente Bellissimo farà saltare tutti quanti nel suo prossimo tour, ma il messaggio che Marco voleva trasmettere si è colto immediatamente attraverso il look e la postura che ha scelto per la sua esibizione.

Un abito classico, di taglio perfetto, espressione di quell'amore tutto italiano per la cura dei particolari, giocato sulla linearità dei volumi e la gamma delle sfumature, esattamente come il brano che propone la voce di Marco in una modalità più intensa e più matura e profonda, lontana da ogni spettacolarità. Non più un fine, ma un mezzo per declinare nitidamente un testo importante che riassume un percorso di vita personale, ma comune ad ognuno di noi. Chi, infatti, non si è trovato a considerare il proprio passato con le sue luci ed ombre cercando di trarne ispirazione per il proprio percorso futuro?

Il brano inizia con una citazione ironica su frasi fatte - quando il gioco si fa duro - spiegando come Marco abbia deciso di allontanarsi dai modelli stereotipati che impongono uno sfoggio continuo di forza e di potenza, per ritrovare la sua sorgente interiore, la vera motivazione delle proprie scelte.

Un ritorno all'origine che a 24 anni è una grande conquista, in un mondo come il nostro tutto improntato sulla performance e la ricerca di risultati ad ogni costo, ma che riserva all'autore il riconoscimento dei propri errori e la necessità di ricomporre di nuovo il mosaico delle proprie priorità.

La musica è tutta al servizio di questo cammino interiore: gli accordi iniziali di pianoforte, arricchiti dal suono cristallino ed antico di una chitarra acustica, denotano subito il mood del brano, che inizia con un morbido la bemolle. Dopo l'esposizione del tema – semplice e nitido con intervalli sempre entro la stessa ottava – ed il primo inciso, la melodia si apre armonicamente salendo però solo di mezzo tono. Cambiano luce e prospettiva, ma la voce rimane sempre sui medi toni naturali, come se Marco stesse parlando. Solo dopo la seconda ripetizione dell'inciso la voce si fa più forte e sale a sottolineare le cattive abitudini da cui l'artista dice di voler prendere le distanze, per poi tornare alla dolcezza iniziale.

Lontano dagli eccessi in tutto, questo brano ha un'eleganza pura e sottile, che lo rende accessibile a tutti – come si conviene ad una canzone regina di Sanremo – ma è pieno di morbidi chiaroscuri di cui la voce di Marco diventa sapiente pennello per ritrarre l'essenziale. (mlml)

*****

Ripercorriamo insieme il nostro Sanremo, riguardando tutte le esibizioni di Marco:

Serata finale 
dal min. 2:13:00 al min 2:17:30 > prima esibizione
dal min. 3:02:38 al min 3:05:00 > annuncio dei finalisti
dal min. 3:20:50 al min 3:25:25 > seconda esibizione
dal min. 3:30:30 al min 3:39:56 > proclamazione del vincitore e terza esibizione 

Sanremo Story
dal min. 1:28:30 > Marco canta Ciao, Amore, Ciao di Luigi Tenco 

Terza serata 
dal min. 18:30 al min. 22:56 > esibizione
dal min. 3:01:40 al min. 3:06:40 > lettura della classifica parziale 

Prima serata
dal min. 22:10 al min. 36:10 > esibizione e proclamazione della canzone sanremese



 

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