Ad Three Slide Menu

domenica 31 marzo 2013

Le classifiche parlano chiaro





DAVID BOWIE È TORNATO ANZI NO. HA FATTO UN DISCO > David Bowie come Beppe Grillo? Strategia della sparizione, come avrebbe detto il filosofo Jean Baudrillard: non si sa dove sia, cosa faccia, cosa pensi, nessuna intervista, nessuna dichiarazione. Al massimo parla qualcuno intorno a lui, come il produttore Tony Visconti, amico fidato dai tempi di Space Oddity (era il 1969). E per la promozione del nuovo album, nessuna promozione! Non solo: nell'era dei social network potremmo dire che le star che twittano come uno qualsiasi, perdono l'aura: troppe dichiarazioni tolgono lontananza e sintomatico mistero, uccidono. E questo lo insegnava già il grande Flaiano con le sue immortali pagine dedicate al marziano a Roma: all'inizio oggetto di curiosità ma di lì a poco relegato a cosa sorpassata, noiosa. L'uomo che cadde sulla terra, come recitava un celebre film con Bowie protagonista, invece no, lui non c'è. Non ancora. Forse farà un concerto a Londra, forse no. La copertina del disco è un riferimento a heroes ma con un quadrato bianco in mezzo con la scritta The Next Day, titolo dell'album. Che non è certo brutto ma neanche memorabile: il meglio lo avete già sentito, è il singolo malinconico Where Are We Now, seguito dalla maliziona e decadente Dirty Boy, dal basso pulsante di Love Is Lost e da Heat che ripropone il dualismo artista/persona con la conclusione «Io non so chi sono». Di sicuro alla sua cruciale domanda «dove siamo noi adesso?» qua nessuno sa rispondere. Forse neanche nel mondo. Disco attuale, dunque. [***] (Luca Valtorta su Il Venerdì di Repubblica #1304 – 15 marzo 2013) 


Lungi da noi l'idea di voler in qualunque modo avvicinare #PRONTOACORRERE a The Next Day. Che questo sia chiaro. Ma se vi abbiamo propinato la recensione dell'ultimo disco di David Bowie scritta del direttore di Repubblica XL – che di musica certo se ne intende – un motivo mengoniano c'è. 

Come certamente non vi sarà sfuggito, la nota critica ha un'aria di sufficienza che ci ha infastidito. Insomma, Bowie “tutto sommato” ha solo pubblicato un nuovo disco. Non vi scomodate a comprarlo, ché il meglio lo avete già sentito. Non si è preso neppure il disturbo di pensare a una copertina decente, non lo promuove neanche, e tutta la sua contemporaneità si risolve nel dubbio di quel Where are we now? 

Noi fan sfegatate di Mengoni ci siamo poste il problema: non è che per caso le nostre orecchie “disabituate” ai suoni nuovi, “mengonizzate” fino all'ultima terminazione nervosa nel nostro cervello, abbiamo perso gli strumenti per riconoscere un buon disco? Ovvero, non è che abituate alla “macedonia di frutta senza una identità precisa” che ascoltiamo di solito, qualunque cosa sia giusto un pelo migliore ci sembra un gran capolavoro? Nel dubbio, si chiede. Si cerca. Ci si confronta. E leggiamo. 

Billboard: Bowie and producer Tony Visconti, who helped shaped his sound in the 1970s (...), have struck gold in creating a work that is modern and well-connected to the artist's fabled sonic-past. (Bowie e il produttore Tony Visconti, che lo ha aiutato a dare forma al suo sound nel 1970 ... hanno trovato l'oro nella creazione di un lavoro che è moderno e ben collegato con le sonorità storiche dell'artista leggendario)

NME: As not just the title, but the sleeve art of ‘The Next Day’, with its gleeful, meme-tastic defacement of ‘Heroes’ suggests, this is a record that while happy to acknowledge Bowie’s titanic past and borrow, magpie-like from it, is anything but navel-gazing, self-referential or reverent, instead leaping forward with a restless energy to tomorrow. (...E non solo per il titolo, per l'artistica copertina di 'The Next Day', con il suggerimento di una sua allegra deturpazione di 'Heroes', questo è un disco che, pur felice di riconoscere il passato titanico Bowie che qui prende in prestito, è tutt'altro che guardarsi l'ombelico, in modo autoreferenziale o riverente, e compie un salto in avanti con un'energia inquieta verso il per domani.) 

The Guardian: David Bowie's eagerly awaited new album is thought-provoking, strange and filled with great songs … Listening to The Next Day makes you hope it's not a one-off, that his return continues apace: no mean feat, given that listening to a new album by most of his peers makes you wish they'd stick to playing the greatest hits. (Il tanto atteso nuovo album David Bowie è stimolante, strano e pieno di grandi canzoni... Ascoltare The Next Day ti fa sperare che non sia un una-tantum, ma che il suo ritorno sia definitivo e continuo: un'impresa non da poco, dato che la maggior parte dei suoi coetanei fa desiderare che si limitino a pubblicare greatest hits) 

E potremmo continuare, ma crediamo di aver dato già così la misura con cui il mondo della musica internazionale ha accolto questo disco, che le nostre orecchie “martoriate” hanno accolto come un vero capolavoro di questi anni Duemila. 

Perchè lo scriviamo qui? Perché leggiamo i giornali, e abbiamo letto – tra le tante - anche le due recensioni piovute su #PRONTOACORRERE, proprio quelle due che lo hanno liquidato come “un lento passo avanti” di un artista bravo ma “ancora in cerca di una sua identità”. 


Riprendiamo la misura giusta: #PRONTOACORRERE, nella classifica FIMI, è primo nella classifica album, e primo è anche il singolo L'Essenziale. E visto che questo risultato non si ottiene con mille copie vendute, ma con numeri decisamente più alti, vuol dire che il disco piace, e piace a tanti. Che magari non hanno una pagina di giornale su cui scrivere, ma che hanno orecchie per sentire e per scegliere, in tutta libertà, cosa comprare – in un perido di crisi – per rallegrarsi la vita. 

Che i due/tre radical-chic della nostra critica continuino pure, e con diritto, a mantenere imperterriti la loro posizione, con le ancore aggrappate a suoni che forse non esitono o che, per risuonare in modo più forte, debbano somigliare a uno stridio ad alta frequenza. Va bene, ed è giusto e sacrosanto.

Ma è a noi, a noi che prendiamo i soldi e andiamo alla cassa, che spetta il compito più importante: confermare (o smentire) la bontà di un disco. E quei due primi posti, per quanto riguarda #PRONTOACORRERE, la dicono lunga su quello che abbiamo scelto. 

Stay Tuned 

P.S. ci scusiamo per le traduzioni dall'inglese: non saranno letterali, ma danno di certo il senso corretto 

Nessun commento:

Posta un commento

Commenta qui....