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lunedì 20 maggio 2013

Tre minuti, ed è musica alla Malmoe Arena





Tra le 1001 ragioni per cui noi fans dobbiamo ringraziare Marco Mengoni c'è ora anche quella di averci portato tutti insieme a lui 
a vivere l'impagabile emozione dell'Eurovision Song Contest, competizione canora tra nazioni a cui l'Italia 
si è riavvicinata solo da un paio d'anni, 
piazzandosi sempre nella Top Ten della classifica



Seguitissima all'estero, da noi era pressoché ignorata, ma dopo lo scoppiettante finale dello scorso 18 maggio, che abbiamo potuto godere in diretta su Rai 2, credo che difficilmente rinunceremo in futuro ad una kermesse così fantasiosa. 


Innanzitutto è stata un'utilissimo ripasso di geografia, specialmente per chi ha lasciato da un bel po' i banchi di scuola e non era troppo aggiornato sulle ultime novità dal nostro continente. E così abbiamo rispolverato il caro vecchio gioco delle capitali, che in quest'epoca tecnologica aveva il sapore del ciambellone della nonna: “Ucraina? Kiev!... Serbia? Belgrado!... Estonia? Riga... no, aspetta... Tallinn! Macedonia? Sì, grazie!... scemo...!”

Poi ha fornito un rutilante compendio di combinazioni trucco-parrucco che spalancavano nuovi orizzonti da esplorare agli appassionati del fumetto. 
Una vera gioia per gli occhi, poi, era l'abbigliamento, a partire dalla maestosa presentatrice Petra, una corazzata tutta rosa, fino alle mises delle concorrenti.

La musica, che dovrebbe essere il collante della manifestazione, la lingua comune che unifica gioiosamente spagnoli e islandesi, maltesi e norvegesi, francesi e azeri, cercava di affacciarsi ogni tanto tra una gonna piena di fulmini, un gigante dall'elmo cornuto e una sposa indecisa tra fidanzato e damigella, ma trovava veramente poco spazio e si ritirava mestamente lasciando a sostituirla delle masticatissime marcette disco-Barbie o delle lagne vetero-operistiche in cui formose signore imponevano il loro amore a poveracci che già se l'erano data a gambe.


Degli stati chiamati – abbastanza ironicamente – Big Five, quattro avevano mandato pezzi un po' sulla linea di galleggiamento - menzione per la personalità della francese Amandine – e solo l'Italia ha gareggiato davvero con l'artista ed il brano che avevano vinto il più importante Festival nazionale.


Marco se l'è giocata al meglio: dopo una settimana in cui aveva incuriosito, affascinato e spiazzato un po' tutti (memorabile l'intervista con il pupazzo Terry Vision) ha mostrato al pubblico della Malmoe Arena e a quello a casa semplicemente “cosa significa” musica. In tre minuti ha fatto arrivare l'emozione di un grande artista e assaporare il profumo di uno stile che, oltre che al taglio del vestito, fa parte di una cultura e di un modo di vivere. 


Il tempo di respirare, di chiudere gli occhi e perdersi nell'Essenziale, che tra pifferi e tamburi tornava la Fatina dei Denti (la vincitrice della Danimarca), lo Julio Iglesias delle steppe (Azerbaijan) e l'indimenticabile Cezar, conte Dracula in versione “Priscilla regina del Deserto”. 


Alle votazioni si riscontra che mentre il mondo cade a pezzi l'Europa va avanti a toppe, e siamo in settima posizione. Ma non rimpiangiamo un (orribile) trofeo in più per Marco e l'onerosa organizzazione di una colossale carnevalata, siamo troppo occupati a mettere le bandierine su tutti i paesi in cui Marco Mengoni è in classifica e a leggere i tweets e i post entusiastici da tutto il mondo, dato che, per fortuna, tra chili di cerone ed effetti speciali, la musica non smette di girare intorno. (mlml)


Stay Tuned 
 

1 commento:

  1. Ben detto a me è sembrato di vedere il festival del grottesco.Francamente la Rai farebbe bene a ritirarsi da tali manifestazioni.Marco ha fatto una bellissima figura,la pessima figura l'hanno fatta quei paesi che non l'hanno votato,compreso Sanmarino che dato solo 4punti(ma che musica ascoltano?)

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