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mercoledì 17 luglio 2013

La forma della Musica



Doveva essere un bel concerto, 
è stato una bomba...

Marco Mengoni - foto di Germano Pozzati

A Marco Mengoni piacciono le sfide, si è capito. Lo caricano di energia, lo portano sempre un passo avanti. Il 10 luglio 2013 a Siena tutto sembrava pronto per un concerto prezioso quanto le modanature dello splendido Duomo. 

I turisti si aggiravano incuriositi intorno al palco mentre inappuntabili hostess e stewards si apprestavano ad accompagnare il pubblico per la serata inaugurale del festival Siena and Stars, ricco di ghiotti appuntamenti musicali. 

Il tempo, invece, si divertiva a fare il pazzo con raffiche violente di vento e scrosci di pioggia decisamente troppo fredda par la stagione. Quando il temporale, finalmente, prende altre strade e la luce del tramonto illumina i marmi della piazza restituendole la sua magia, il concerto è ancora più atteso. E continua ad esserlo mentre il quarto d'ora si allunga, diventa mezz'ora, poi un'ora. 

Possibile che già – come nel 2010 in un'altra splendida piazza – il destino voglia giocare uno scherzo così beffardo?

Ci prova, ma stavolta non ci riesce, e quando finalmente Marco ed i musicisti salgono su quel palco, la loro espressione è talmente decisa e concentrata da rivelare tutta la tensione accumulata nell'attesa. Doveva essere un bel concerto, è stato una bomba. 

Forse per l'energia che arrivava da entrambe le parti, come due onde che si scontrano per un gioco di correnti, tutta la carica emotiva che normalmente percorre un concerto di Marco si è moltiplicata dando ancora maggiore risalto a quello che succedeva sul palco. Allora tutta la strada percorsa da questo giovane artista, tutta la sua evoluzione musicale ed espressiva ha preso forma in modo eclatante portando anche chi lo ascolta da sempre a stupirsi ancora una volta per quello che lui riesce a fare. 

La gamma tonale della sua voce, anche nel parlato, varia continuamente e riesce a rendere, in modo totalmente spontaneo, anche la sua più lieve intenzione espressiva. Ad esempio, nell'introduzione di Non passerai prima scherza imitando la parlata toscana, ed è più acuta, poi scende su toni profondi e vellutati creando un senso di complicità con il pubblico per poi tornare ad un tono medio più diretto, quando spiega il significato che dà alla canzone. 


Senza emettere una nota ha preso già in mano tutti i cuori.

Ma di parlato ce n'è stato ben poco, perché era la musica ad occupare il tempo che non era stato rubato dal destino. E quando la musica gioca col tempo, con artisti non solo bravissimi, non solo speciali, ma anche un po' arrabbiati, allora tutto si compatta: le chitarre si incendiano, il basso spinge forte, la batteria sembra un uragano geometrico, le tastiere volano e la voce... la voce percorre tutto questo, lo accende, lo disegna, lo scolpisce, lo spezza e lo riassembla in modo sempre nuovo momento per momento. 

Come in Avessi un altro modo, in cui l'inizio è narrativo, quasi parlato. Il discorso tra lui e lei è rappresentato in modo cinematografico, con i suoi dialoghi e i controcampi. Poi si rientra nell'interiorità del protagonista di quella storia d'amore che non riesce a finire e il tono sommesso della parte precedente si rinforza, diventa quasi gridato rivelando ciò che lui sente veramente: la sua incertezza, il suo bisogno di lei, il suo desiderio di quel calore, anche per una sola sera. La parola diventa puro suono, si allunga, si smozzica, si graffia mentre la chitarra di Luca Colombo diventa il suo alter ego in un duetto che è specchio dell'inevitabile abbraccio dei due amanti, ancora esaltante anche se l'illusione dell'amore è svanita. 


In Spari nel deserto il ritmo è subito incessante, e le parti ritmiche strumentali creano un tessuto di stoffa grezza e robusta. Marco è tutto sul testo, usa una vocalità chiara, brillante ma costante, come a non voler distrarre il pubblico dalla comprensione della poesia delle parole. Ma appena tutta la narrazione è passata, proprio sull'ultima sillaba, tutta la tensione onirica, visionaria di ciò che ha appena raccontato esplode in un'improvvisazione talmente veloce e varia da creare un vortice di suono in cui tutti gli altri musicisti vengono coinvolti compattandosi sempre di più in una progressione finale travolgente. 


Se nei pezzi dall'album #prontoacorrere l'emozione viaggia in contemporanea con lo scorrere del brano, in quelli "storici" - stiamo parlando di storia recentissima, palpitante – si entra in una galleria di sensazioni che rimbalzano una sull'altra. 

Dall'inferno è incandescente nello sdoppiarsi perfetto tra l'apparente normalità del modo in cui Marco espone la strofa e lo scatenamento vocale e tonale del ritornello in cui la voce percorre una spirale di scale continue, come un prigioniero impazzito in un incubo. Tutto il contrario per Questa notte, che costituisce un'isola di allegro rilassamento all'interno del concerto in cui ci si lascia andare al flusso ritmico come in una calda corrente tropicale. È il momento del gioco col pubblico, dello scherzo con gli altri musicisti, dei sorrisi e della condivisione. 


Poi l'emozione torna più intensa che mai con brani come Tonight e L'Equilibrista, ma mentre nel passato Marco sentiva di dover mostrare il proprio talento arrivando sempre agli estremi delle proprie possibilità, ora sa che può permettersi di mormorare, se è quello che il pezzo lo ispira a fare. 

Può esplorare anche una vocalità meno eroica, ma molto più intinta nell'anima, come nella nuova attualissima versione di Solo, improntata ad un rock country-psichedelico che lo porta ai confini dell'indie music. Ah, già, ma eravamo ad un concerto pop...forse. 


Come quel grande ballerino classico che anche attraverso una semplice camminata esprime perfetto controllo e l'armonia del proprio corpo, così la voce di Marco può raccogliersi in un mugolato e distendersi all'improvviso per ben più di un'ottava con l'agilità di un gatto. 

Ma quello che conta è che alla sempre maggiore consapevolezza dei propri mezzi corrisponda nell'artista l'intensità della propria forza espressiva. Così ogni sera sarà speciale, come quella volta a Siena, quando la musica è diventata solida e ha mandato il destino a far danno da un'altra parte. (mlml)



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