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venerdì 5 luglio 2013

Libertà di "inaspettare"




La cosa che è più importante in assoluto è la libertà. Questo è il concetto che Marco Mengoni non ha mai mancato di sottolineare, da sempre, in ogni sua intervista. Una predisposizione di spirito che è propria dell'artista, proprio quella che lo rende così “necessario” per chi gode dei frutti della sua arte. 

Marco Mengoni - ph_Monica Cusan

La libertà. La libertà di proporsi sempre diverso che ci fa esclamare i nostri oooooh! di felice sorpresa. La libertà di proporre nuove note che ci spinge a vedere il maggior numero possibile di concerti, perché non ce ne sarà mai uno uguale all'altro. 

La libertà di pensare – liberamente – cosa e come offrirlo al pubblico, che affolla i suoi live, appunto, per cercare l'incanto di un pensiero artistico libero, tutte le volte nuovo e “inaspettabile”. 

A Trento – prima tappa dell'Essenziale Tour – abbiamo trovato un artista ancora una volta rinnovato. Nella comunicazione musicale – i suoni sono stati, per molti versi, più rock – e anche in quella visiva, dove il gusto mengoni-glam la fa da padrone. 

“Inaspettatevi”, ha raccomandato l'anno scorso. E così facciamo, data dopo data. E ne siamo felici ed orgogliosi, perché è prorio questo “inaspettarci” che ci restituisce la cifra di colui che può davvero fregiarsi del titolo di artista.

Che cambia, muta, cresce, segue percorsi liberi e libere sperimentazioni. Se Bob Dylan avesse eseguito per tutta la vita Blowin' In The Wind, se non si fosse sentito libero di proporre anche Like A Rolling Stone noi avremmo perso la gioia immensa di “inaspettarci” il nuovo. Se David Bowie avesse riproposto sempre Starman, forse non avremmo avuto China Girl. Perchè Dylan e Bowie sono stati – e lo sono – artisti, uomini liberi. 

Perché è la libertà (il coraggio e la capacità di saperla mettere in gioco) di sovvertire un comodo ordine di successi sicuri che rende “artista” un musicista. Ed è all'artista che urla e applausi vengono tributati, riconoscendogli non solo il diritto ma addirittura il dovere di sorprendere con la sua arte chi ne usufruisce. 

Così, tornando al nostro Re Matto, arriverà il giorno in cui non ci sarà più In Un Giorno Qualunque, perché avrà lasciato il posto a un nostro nuovo oooooh!

No, non c'è un solo concerto di Marco Mengoni che sia uguale al precedente o al successivo. E non c'è pezzo che si possa dire migliore dal disco rispetto alla versione live. Perché è live che l'artista si misura con la sua arte, nell'eterno tentativo di superarsi, sempre un po' di più. E quando questo accade, per libera scelta, per libertà artistica, c'è solo da tirar fuori il più sorpreso degli oooooh! e applaudire forte. 

Perché di artisti veri non ce ne sono poi tanti in giro. Noi siamo fortunati a vivere nello stesso tempo (e nello stesso luogo) di uno che – seppur giovane – ha fin da subito dimostrato la sua diversa statura. Che è tutta in quella libertà che ci rende felici ad ogni suo concerto. 


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