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mercoledì 30 ottobre 2013



Marco Mengoni all'IIC di Los Angeles - Ph_Gianfilippo De Rossi per Hit Week


Che cosa ci vuole? Ci vuole carattere.  E forza e pazienza,  e la capacità di saperle  usare al momento giusto.
Ci vuole talento, certo, come in tutto, ma ci vuole soprattutto il cuore per tirarlo fuori e non inciampare su quell'ultimo gradino che porta sul palco.

Il palco è bello, elettrizzante, un trampolino da cui ci si butta nell'infinito, una rampa di lancio. Ma è anche il luogo in cui si è esposti come in nessun altro, in piena luce davanti a tutti quegli sconosciuti che da te cercano un'emozione, bella o brutta, qualcosa che valga la pena di essere ricordato.

E allora, sotto quelle luci con tutto un teatro, un palazzetto, un'arena che ti sta guardando vale la pena di starci solo per qualcosa di vero, per un momento che valga la pena non solo per il pubblico, ma soprattutto per l'artista che sera dopo sera si sta raccontando.

Marco Mengoni ha scandito in quaranta date la sua parte live del 2013, ed in ognuna di queste ha ringraziato e abbracciato nel modo più sincero tutti quei visi, quegli occhi che l'hanno circondato. Alcuni da sempre, altri da tempo e molti altri per la prima volta, coinvolti dall'entusiasmo di chi aveva già vissuto i suoi concerti dal vivo, oppure incuriositi da quel ragazzo così giovane che aveva vinto Sanremo. Ma sono stati tanti a riempire i teatri e le arene per due, tre, quattro, cinque volte con dei sold out così rapidi da stupire persino gli addetti ai lavori.

Marco ha lavorato a fianco dei massimi livelli di professionalità italiana sia a livello musicale che organizzativo e tecnico: le luci dello spettacolo erano tutt'uno con la geometria degli interventi strumentali ed il suono era curato il più possibile rispetto alle varie situazioni acustiche. Così la sua creatività, la sua naturale propensione a variare i pezzi ogni sera si è potuta appoggiare ad una base solida ma nello stesso tempo aperta ai suoi scatti di fantasia.

Ci vuole orecchio, ma anche occhio e un istinto innato a capire entro la fine del primo brano se il pubblico già ti conosce -e diventa quasi un alter ego, un compagno di giochi- o va conquistato piano piano, porgendo ogni pezzo con la delicatezza che lascia il tempo di gustare ogni passaggio, di far sentire quanta bella musica c'è dentro ogni canzone.

Con Marco si è ballato sotto la luna, si è sognato davanti al mare e si è riso ai suoi racconti, sempre più estesi ed articolati, di momenti surreali che un giovane artista può trovarsi a vivere; o ci si è commossi di fronte alla sua gratitudine intensa, sincera nei confronti del suo pubblico.

E sono arrivati i grandi numeri: i milioni di visualizzazioni, i premi, i platino e multiplatino, l'incredibile permanenza nelle classifiche e la fortissima presenza sui social network. Ma anche così si respira aria di partenza (e non di arrivo) di slancio, di avventura. 

E ci vuole tanta testa insieme a tanto cuore per stare davanti al gotha della produzione e del giornalismo musicale americano con solo una chitarra ed una tastiera a sostenerti, e far capire quanto vali a chi, in quel campo, la sa più di tutti, a chi non si beve un effetto per coprire il tremore nella voce o un vocalizzo tanto per prendere tempo. A quel punto ci vuole solo l'anima, quella che hanno solo i veri artisti, e il modo di farla venir fuori nei pochi minuti di una canzone.

Non ha più importanza dove, come e di fronte a chi si canta: c'è solo la musica e l'anima. E un brano cantato cento e cento volte, un brano tuo, uno che canti da quando non eri che un ragazzo qualunque si riempie di quel nuovo te che rinasce ogni giorno coi suoi dubbi, i suoi ricordi e la sua grande, inarrestabile forza.

Perché sì, ci vuole forza ma anche qualcosa di più. Ci vuole Marco Mengoni. (mlml)


read more "Forza e Pazienza, Musica e Anima"

venerdì 11 ottobre 2013




Finalmente! L'elenco delle sale cinematografiche collegate al circuito Nexo Digital in cui verrà proiettato il film-documentario #PRONTOACORRERE-ILVIAGGIO è stato pubblicato sulla pagina Marco Mengoni - l'evento al cinema

La locandina del film-documentario #PRONTOACORRERE-ILVIAGGIO

Ben 172 sale cinematografiche, in 18 regioni italiane, il prossimo 6 novembre proietteranno in diretta via satellite l'anteprima di quanto poi verrà messo a disposizione (dal 12 novembre) con il cofanetto/dvd in cui - oltre alla registrazione del concerto live tenuto da Marco a Taormina lo scorso 26 agosto - siamo certi non mancheranno tanti bellissimi contenuti extra.

Torniamo all'evento, torniamo a #ILVIAGGIO nei cinema perché c'è ancora un "piccolo" dettaglio da riportare. Marco, collegato in diretta con tutte le sale cinematografiche in questione, avrà a disposizione un qualche strumento tecnologico (pad o computer o supercellulare, non lo sappiamo) sul quale leggere tutte le domande che gli spettatori presenti nelle sale cinematografiche gli faranno tramite social network, semplicemente scrivendole su facebook o twitter insieme con l'hashtag #marcomengoniilviaggio (occhio alla doppia i!). Come il Nostro risponderà non lo sappiamo: ci sarà una parte con Marco sullo schermo? oppure risponderà "stesso mezzo", ovvero rispondendo su twitter e/o facebook?

Intanto, che si apra la corsa al biglietto: anche se non tutte le 172 sale cinematografiche hanno iniziato la vendita proprio l'11 ottobre, non dubitiamo che in paio di giorni si apriranno tutti i botteghini. E facendo la citazione, vi salutiamo con un "Buona visione! no, Buon ascolto! no, Buona Visione..." insomma, Stay Tuned!

read more "Ecco tutti i cinema per assistere a #ILVIAGGIO "

sabato 5 ottobre 2013

Marco Mengoni a Taormina - Foto di Germano Pozzati

Era il 31 maggio 2013 quando alcuni protagonisti dell'Essenziale Tour 2013 rilasciavano le interviste di cui qui riportiamo stralci e video. E lo facciamo nonostante il fatto che ne abbiamo già letto e discusso abbondantemente perché vogliamo ribadire un paio di concetti che a volte sembrano finire in un secondo piano. La bravura di Marco è sempre così esuberante... poi ci si metta il fatto che è anche bello, ed ecco che quello che poi conta davvero per un concerto – la musica (voce e strumenti) e lo spettacolo in sé (luci e scenografia) – diventa quasi un fondale scolorito all'interno dei nostri discorsi su Marco Mengoni

No. Marco Mengoni è un musicista cui guardare con occhi ben diversi da quanto si faccia solitamente. Perché non è più il “ragazzo” che lasciava sorpresi per la bravura e presenza scenica. Ora è un giovane uomo, un serio professionista, che sa bene quello che vuole e che lavora tantissimo perché questo accada. 

Visto che lui, per quella grande umiltà che ben gli conosciamo, non se ne vanterà mai, lo facciamo noi. Esatto, con questo post – lunghissimo da leggere e vedere – vogliamo vantarci di lui, vogliamo riempirci il petto di orgoglio e soprattutto vogliamo che il maggior numero di persone ascoltino – e leggano – quello che di Mengoni viene detto. E non da suoi fan, bensì da alcuni tra i più grandi professionisti tecnici del settore musicale in Italia: Alberto “Mente” Butturini (considerato il miglior fonico da live) e Mamo Pozzoli (il “genio” delle luci conteso non solo a livello nazionale). 

Cominciamo proprio da Mente Butturini, di cui riportiamo per iscritto un estratto della sua intervista

«Sono sei musicisti più lui. Sono due tastieristi di cui uno è Gianluca Ballarin, che fa essenzialmente i pianoforti e cura le sequenze, e Andrea Pollione che fa hammond e tastiere. Poi abbiamo due chitarristi, Peter e Luca Colombo, che si dividono equamente le parti chitarristiche... (lo spettacolo sonoro) è molto virato verso il chiatarrismo... incastri di parti... l'arrangiamento... Poi c'è Giovanni e Davide -alla batteria- che sono due collaboratori di lunghissima data che Marco ha voluto rimanessero con lui... basso e batteria. E poi c'è Marco che mette d'accordo tutti: qualcunque cosa succeda lui in ogni caso raddrizza e porta a casa tutto. […] La tournée è partita con delle aspettative molto grandi e le ha confermate in pieno durante il percorso. Noi abbiamo fatto fin'ora teatri esauriti sempre, l'estate si prospetta altrettanto... è stata aperta una coda settembre-ottobre, dove molto probabilmente anche lì sarà così e quindi mi piacerebbe che ce ne fossero 50 di tournée così in Italia, capisci? Il fatto che abbiano deciso di prendere delle persone di una certa esperienza nei posti chiave evidentemente era per dare un piccolo valore aggiunto a quello già grosso che avevano dato creando questa band e dandola in mano prima a Michele Canova che ha prodotto Marco, e poi a Luca Colombo, chitarrista musicista che conoscono tutti, che ha preso in mano la produzione artistica della tournée che ha fatto un grandissimo grandissimo lavoro a livello musicale. Marco non si scopre, non si discute: lo metti sopra un palco e mette d'accordo tutti. Canta da paura, ci sa stare alla grande e quindi è un bel concerto che passa un po' tutti i generi musicali: citazioni anni Sessanta, anni Settanta, si va quasi nell'hip hop, nella musica dance... le ballad, e quindi insomma devo dire che il concerto è divertente, il pubblico è in delirio, scatenato (...)». 

Butturin dà tutta una serie di dati tecnici sul set-up che, tradotti per noi comuni mortali, vuol dire che c'è un gran bell'impianto, che è tutta musica suonata dal vivo e l'unico effetto speciale è un distorsore per alcune parti cantate da Marco (tipo nel ritornello di Dall'Inferno). L'impianto è molto buono, molto versatile tanto che si adatta perfettamente sia al chiuso che all'aperto. 

Ancora Butturin, sempre su Marco: «Io trovo che Marco sarebbe comunque arrivato qua anche senza passare dal talent. Perché lui comunque è un talent. In ogni caso. Quindi questo per lui sarebbe stato un percorso naturale a prescindere dall'esistenza o meno di un talent show. Perché io sono del parere che il talento quando c'è esce in ogni caso. Dopo, è chiaro che loro hanno una visione un po' diversa del mondo del live. Considera che tra me e Marco ci sono 20 anni di differenza, potrebbe essere mio figlio. Io ho un vissuto di tour di anni, di artisti e di musica da cui vengo, degli anni rock e indietro, che mi fa vedere con gli occhi probabilmente diversi di un giovane talento come lui. Però il rapporto che ha con noi è un rapporto da artista adulto, capisci, quindi si confronta alla pari, lui sa quello che vuole, lavora e fa lavorare gli altri, li motiva in modo che si raggiunga quello che lui vuole e credo che questo sia il modo migliore per essere stimati dalle persone. Perché noi stimiamo lui, perché quando entra sul palco noi siamo sicuri che una grande serata ci sarà di sicuro. Il fatto che lui stimi noi perchè gli ridiamo indietro quello che lui fa, il cerchio si chiude lì e quindi insomma è giovane però sa già come si fa a fare questo lavoro».  
Passiamo il microfono a Mamo Pozzoli, che tra i mille dettagli tecnici richiestigli proprio dal genere di testata che lo ha intervistato, dice un paio di cose che ci fanno scoprire ancora un'altra faccia dell'artista Marco Mengoni: «Marco non ha voluto il segui-persona (lo spot che illumina sempre il protagonista su un palco, ndr)... È una richiesta sua, particolare. Questo fatto, che lui abbia chiesto espressamente di non avere il segui-persona ha rappresentato da subito un spartiacque nel senso che siamo entrati in un mondo dove forse l'immagine dell'artista non è quella patinata televisiva da rivista a cui siamo abituati [...] lui ha accettato il fatto di entrare in un mondo in cui sono concesse delle deroghe... immagini volutamente un po' sporche che credo che gli piacciano molto. Marco è stato molto coraggioso a fare un tour con un tipo di palco come questo che non è esattamente un palco televisivo per eccellenza». 


ricca di bellissimi dettagli comprensibili per comprendere 
molto meglio quanto bello sia lo spettacolo pensato insieme con Marco) 

Altro tecnico, Pier Paolo Baldelli, direttore di produzione del tour F&P: «È un tour che sta andando benissimo, è davvero una piacevole scoperta, una piacevole sorpresa. Da un punto di vista artistico e dal punto si vista della resa, questo è il tour top dell'anno, sì. Nei confronti dei talent da parte di tanti addetti ai lavori noto una certa forma di snobismo invece secondo me il talent è una grandissima opportunità per fare emergere talenti che abbiamo in giro ma di cui nessuno si accorge perché magari non conoscono la figlia del discografico, che magari non hanno come contattare una radio, che magari non sanno da quale strada passare, non sanno qual è la via per arrivare. Il talent è secondo me una grandissima opportunità per fare emergere talenti e Marco ne è un esempio eclatante perché Marco probabimente sarebbe esploso lo stesso visto il talento però sicuramente il talent è stato un grande viatico per arrivare al grande pubblico. In questo momento attorno a Marco c'è una grandissima attenzione a livello discografico… A un certo punto si decide che questo ragazzo ha le potanzialità, ha le capacità, ha il talento per poter diventare – ammesso che già non lo sia – un nome top nel panorama nazionale e dopo l'Eurovision probabilmente anche nel panorama internazionale. In quel momento si decide di fare investimenti importanti. Avere in tour Pozzoli e Butturni vuol dire avere in tour nomi di fascia altissima [...]». 


Le conclusioni per una volta non le abbiamo tirate noi: vi facciamo ascoltare quelle registrate proprio dal giornalista che ha raccolto le interviste e che ha visto lo spettacolo con sguardo e udito del “tecnico”: 



Tutti i video, considerazioni riportate ed altri "tecnicismi" molto molto interessanti sul magazine soundlite.it 

Stay tuned!
read more "Il professionista stimato dai grandi professionisti"

martedì 1 ottobre 2013







Sempre con il cuore davanti. Ecco cos'è! Ecco come spiegare quella sensazione di eccitamento, ansia, gioia, trepidazione, euforia... quel che chiamiamo “batticuore” che ci assale tutte le volte che le luci si spengono e il palcoscenico piomba in un buio profondo per una manciata di secondi prima che si illumini di note. 

È in quei pochi secondi, proprio quando le “antenne della condivisione” iniziano a pulsare, che il nostro cuore compie un balzo e si sposta davanti. Accettando un invito ricevuto da alcuni anni fa, da altri solo “ieri”, un invito che viene riproposto ad ogni data; di più, ad ogni canzone; ancora di più, ad ogni contatto visivo con il protagonista di questa piccola storia musicale che vogliamo raccontarvi. 

Una piccola storia che sembra una favola, con tanto di principe dai nobili sentimenti ed esercito dall'armatura lucente, tutti al galoppo su destrieri più o meno tecnologici in cerca di terre da conquistare... 

No, non è una favola. Così fosse, si svilirebbe l'importanza di quanto c'è nella musica, di più, nella comunicazione di Marco Mengoni. Perché che canti o che parli, quello che è lui, quella che è la sua comunicazione è tutta lì, sempre con il cuore davanti. Un cuore che viene mostrato quando ancora è tutto solo un gioco di ombre, quando due braccia si allargano, proprio quando ti viene di allargare anche le tue e abbracciare chiunque stia lì accanto, persona conosciuta o meno non importa: perché il suo cuore in quel preciso istante ha ricevuto l'invito e certo – sentendolo così sincero – lo ha accolto.


Quando un musicista ha anche questo dono, quello della comunicazione sincera e necessariamente urgente, è impossibile resistergli. La musica, che sia semplice o complessa, diventa linguaggio di sentimenti, diventa un coro di emozioni di cui siamo affamati, un coro che è fatto di urla, di applausi, di parole cantate o di messaggi in formato A4 che altro non sono che ulteriori aspetti di quel cuore sempre davanti

Sì, il concerto visto a Roma lo scorso 28 settembre è stato molto bello. Perché è stato offerto dal palco e raccolto dal pubblico, e dal pubblico restituito al palco, a Marco, come il pubblico ha saputo e potuto fare. E non importa se una sorpresa è riuscita solo a metà, non importa se gli inviti “seduti! seduti!” delle file oltre la decima hanno involontariamente generato un po' di confusione su uno dei monologhi di Mengoni. Non importa. I cuori, quando arrivano davanti, esondano. E non c'è verso di trattenersi entro argini prestabiliti. 

I concerti, gli spettacoli dal vivo, si nutrono anche di quanto accade tutto attorno a un palcoscenico, e più vitalità e affetto e partecipazione c'è e meglio è. Perché poi, in fondo, quel cuore davanti non manca mai di rispetto a nessuno. Ha i suoi tempi di reazione, ma poi sa che non può togliere un solo palpito agli altri cuori davanti che per caso sono capitati qualche metro più indietro. 

E lo sa benissimo anche Marco. Che sale sul palcoscenico con l'intento, sincero e limpido, di regalare due ore di gioia a chiunque sia venuto ad ascoltarlo. Due ore di spettacolo che non sono mai uguali, ché il suo cuore davanti guarda ogni singolo parterre, tribuna, gradinata, loggione sempre con nuovo stupore e riconoscenza. 

In più, i giorni passano – e anche i mesi e gli anni – e la Musica generata da quel giovane uomo cambia colore. I toni si scuriscono pur restando netti e brillanti. Così, quanto prima aveva le sfumature giallo-arancio, ora si tinge di carminio brillante e giù fino ai blu profondi. Ma sempre di oro e pietre preziose si parla: che sia oro rosso o rubino o zaffiro, la luce riflessa ha in sé – intatti – tutti i colori del mondo. 

Basta ascoltare #SpariNelDeserto per averne prova tangibile. Dall'introduzione orgogliosa e schietta fino alla chiusura improvvisata – come sempre – con la complicità di tutti i musicisti. Non c'è tonalità che manchi all'appello, non c'è sfumatura di colore di cui il “pittore” si sia dimenticato. E non ci sono solo i colori naturali, ché non mancano le cromature e le “sabbiature”, tanto da far diventare questa canzone una sorta di sinossi di quanto ci si dovrà inaspettare da adesso in poi. 

Per non dire di #LaValleDeiRe, accompagnata in più dal gesto essenziale ma bellissimo della mano che lascia rotolare una corona invisibile... anche questa con la chiusura improvvisata, anche questa luce che, rifratta dal cuore a prisma al centro del palcoscenico, si offre come il più esaltante degli arcobaleni. 

Potremmo dire così di ogni canzone, fermarci ad analizzare ogni piccola variazione che ne fa pezzi unici, ma sarebbero solo parole, e le parole non hanno la stessa sostanza della musica. Ché la musica, per rubare e adattare una citazione famosa, è fatta della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. 

E noi abbiamo sognato. Per due ore abbiamo lasciato il nostro cuore davanti libero di sognare che se ci fosse un paradiso sarebbe esattamente come quella lunghissima emozione vissuta e condivisa con gli affetti cari che ci sfioravano le braccia con le loro braccia, anche queste – nelle poltroncine lì accanto – ruvide di felicità.


E se fino a quel punto non importava più se fossimo a Roma o a Timbuctù, se fosse estate o autunno, se fosse notte o giorno, solo qualche minuto più avanti ha perso importanza molto altro. Perché se dal palco un cuore davanti ti dice con tutta onestà (e con la semplicità di cui solo i veramente sinceri sono capaci) «la vita veramente è una sola e io vi auguro di viverla la meglio (...), e io devo dire che me la sto godendo ed è dal 2009 che di cose ne sono successe e io vi devo troppi troppi troppi grazie», e te lo dice così come lo sentiamo, così profondamente e indubitabilmente sincero, bè, allora non si può fare altro che crederci, e rendere omaggio all'unica vita che abbiamo, godercela per quanto è possibile, mettendo da parte ogni inutile malumore e regalando sorrisi senza chiedere nulla in cambio, perché non c'è niente che ripaga di un sorriso regalato. 

Non c'è niente che sia più vitale e più umanamente bello di un cuore davanti.

read more "L'umana bellezza di un "cuore sempre davanti""