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venerdì 18 luglio 2014

Una scaletta piena di luce


Marco Mengoni canta con Elisa al Lucca Summer Festival - Foto di @feverwyatt

Di solito qui ci impegnamo in analisi (da appassionati quali siamo) che hanno per oggetto la musica. Ma dopo aver sentito Marco Mengoni ed Elisa in concerto a Lucca, e dopo aver consumato la meraviglia della “trilogia mengoniana” (voce-interpretazione-intenzione), ci siamo ritrovati tra le mani una scaletta che certo non è stata messa lì per caso. 

Marco Mengoni, ospite della tappa toscana dell'Anima Vola Tour, ha molte cose in comune con la musicista friulana: oltre a una solida amicizia, c'è il rispetto per l'ambiente ma soprattutto una forte presa di posizione nei riguardi della guerra, da entrambi ripudiata con forza e a chiare lettere tutte le volte che se ne presenta l'occasione. Ed ecco la scelta dei tre pezzi da cantare insieme sul palco, certamente pensati qualche tempo prima del disastroso impatto del missile contro un aereo di linea malysiano del tutto estraneo alla vicenda Kiev-Mosca, ma certo guardando alle atrocità che accadono in Medio Oriente e in tante altre parti del mondo. 

Ecco Hallelujah, la preghiera di Leonard Cohen per la quale lo stesso autore ha detto: «La canzone spiega che diversi tipi di hallelujah esistono, e tutte le hallelujah perfette e infrante hanno lo stesso valore. È un desiderio di affermazione della vita, non in un qualche significato religioso formale, ma con entusiasmo, con emozione. So che c'è un occhio che ci sta guardando tutti. C'è un giudizio che valuta ogni cosa che facciamo». 
Una canzone che con tutti i suoi riferimenti biblici parla di Medio Oriente fin dalla sua prima strofa, citando Davide e Saul e Betsabea, e Sansone e Dalila, tutti protagonisti di azioni che, seppur lontanissime dai campi di battaglia, hanno poi avuto conseguenze disastrose per il mondo.

Ecco L'Essenziale, con il testo di Casalino e Mengoni che tutti ben conosciamo, con quel “mentre il mondo cade a pezzi” che certo non si riferisce solo all'universo quotidiano di ognuno di noi, ma – proseguendo con “io compongo nuovi spazi” - ci racconta della speranza che ognuno di noi deve continuare a coltivare affinché ciascuno, nel suo microcosmo, possa diventare quella goccia di cui si compongono gli oceani. E che questa sia una canzone d'Amore nel senso più elevato del termine non c'è bisogno di ripeterlo.

Infine, ecco Sunny. Scritta da Bobby Hebb nelle 48 ore successive all'assassinio di John Kennedy, proprio contemporaneamente all'uccisione di suo fratello Harold davanti a un club di Nashville. «Ho scritto Sunny con l'intenzione di pensare a giorni felici e di rendere omaggio a mio fratello, sempre speranzoso di giorni più luminosi visto che stiamo vivendo un tempo buio», ha detto lo stesso autore. 

Una scaletta coraggiosa. Brani scelti con cura e con la forza di chi vuole porsi sulla sponda pacifica del fiume, lì dove attraverso la musica far passare un messaggio di speranza. Perché la musica, che non è filosofia, anche se non è deputata a lanciare messaggi è certo che le “intenzioni” riesce a contagiarle. E le intenzioni di Marco Mengoni sono sempre più chiare e nette.

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