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sabato 22 novembre 2014

Guerriero, una nuova frontiera per la musica italiana



Sapevamo tutti che sarebbe stato qualcosa di molto bello. Ma il ritorno di Marco Mengoni ha superato ogni aspettativa. Perché non era proprio possibile immaginare tanto, così tanto che per trovare qualcosa di simile in tutta la storia della musica italiana siamo riusciti a individuare solo un altro paio di nomi... 


Ebbene sì, siamo senza parole. Ammirati, stupiti, conquistati. Dalla canzone, dal suo testo e dalla sua musica, ma anche dal progetto, dall'intero disegno che ci sembra di scorgere dietro quei tre pallini colorati che "firmano" il ritorno di Marco Mengoni sulle scene. 

Un ritorno che sembra portare la musica italiana molti passi più avanti, ché non si tratta solo di sfornare un cd ben fatto, bensì quello di allargare il significato stesso del concetto "artista", cosa fino ad ora riuscita solo a due mostri sacri come Celentano e Renato Zero. Solo loro, e nessun altro, ci sembra siano riusciti a spaziare con la loro musica anche nel mondo dell'immagine, intesa non come foto patinata da rivista di alta moda, ma come arte: tutti si ricorderanno la copertina di Yuppi-Du di Celentano e del progetto a questo legato, e tutti avranno bene in mente l'idea di spettacolo che Renato Zero ha portato in ogni suo live. 

Ecco, i tempi sono cambiati, le tecnologie si prestano alla creatività degli artisti a tutto tondo e Marco Mengoni ne attinge a piene mani, facendo quello che qui in Italia ancora nessuno ha provato a fare. Mengoni ha portato il movimento nella musica, l'avanzamento, il passo "più in là" che potrebbe sdoganare in modo definito la nostra musica a livello internazionale. 

Movimento. Movimento a partire dalla app - con il suo flusso dall'artista al fan ma anche dal fan all'artista - e ora con Guerriero, singolo che annuncia il nuovo lavoro in uscita il prossimo gennaio. 

Cominciamo dalla canzone, strutturata su un insolito ma elengatissimo tempo 2/4, un tempo che è l'incedere, che è l'avanzare sicuro e forte che si sublima su un tessuto sonoro ricchissimo. Una canzone che sembra epica, quasi eroica proprio per questo suo ritmo netto e costante, ma che è soprattutto una ballad elegantissima nella sua elettronica di misura perfetta, con tutti i suoi volumi (proprio quelli dell'audio) precisi al centesimo di decibel. La grande forza della canzone sta proprio in questo magnifico equilibrio dei suoni, che sia un pianoforte o che sia una sezione di fiati, su cui la voce dell'artista dipinge mille sfumature che diventano racconto in sé: il modo di cantare la parola "forza" con sicurezza, oppure quello di aprirsi come un orizzonte sulla frase "da Occidente a Oriente", per una voce narrante che resta un passo indietro rispetto alla scena costruita con i suoni (pioggia, marcia, corsa, abbracci, energia, amore), voce che alla fine del brano sentiamo come provenire da noi stessi, annullando ogni possibile distanza, adesso trasformata in cambiamento personale di chi l'ha ascoltata. E questa è una cosa che accade molto più che raramente. 

Il testo è diretto, costruito con parole semplici che hanno 1 significato e uno solo. Non c'è possibilità di equivoco, il testo vuol dire proprio quello che si sente, così preciso nelle sue frasi brevi ed efficaci. Così tanto che sembrano scritte per le nuvolette di una graphic novel di classe: "ti terrò per mano per scaldarti sempre", solo per fare un esempio, è lì, su due mani che si stringono e che ci fanno sentire una guida sicura, forte, proprio fisicamente, come quasi fisicamente ci sentiamo ricchi di grande energia quando le parole tacciono e si apre un volo di suoni che sembra scritto sopra il the end finale. 

Una grafic novel 3.0, possiamo dire, ché il tutto è legato a un video dalla fattura preziosa, con lampi di rosso e blu stile interferenze di videogioco, e proprio sui colori giocato: come per passaggi a livelli successivi, dal blu della vita reale (un rudere di periferia, la sciocca cattiveria di un paio di bulli, i litigi in famiglia) al rosso del senso di sconfitta che pesa come un macigno (un ombrello che impedisce di vedere lo spazio tutto attorno), fino al giallo dell'energia che appare quando il Guerriero prende corpo. 

Una graphic novel che Mengoni stesso ha realizzato per questo singolo, creando il personaggio di Tsuki Deshu, così come è sempre l'artista che firma il soggetto del video - di cui è anche co-regista - e il testo e le musiche - insieme con Fortunato Zampaglione - e probabilmente anche l'arrangiamento (aspettiamo con molta curiosità il cd anche per leggere i crediti nel booklet). 

Musica e immagine, per una canzone immaginifica che pianta le sue radici dentro il cuore di chi l'ascolta, riuscendo a infondere una forza che sta a metà tra il sogno e la realtà ma che certo ci conquista, restituendo alla musica la sua virtù fondamentale di "elevazione": niente come la musica ci arricchisce spiritualmente, niente come la musica allarga gli orizzonti della nostra - possibile - conoscenza. 

E questa canzone appartiene di diritto a questa categoria di eccellenza.

Stay tuned!

 

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