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lunedì 16 febbraio 2015

È tempo di futuro

di Emilia Gatti

«C'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare». Parole preziosissime di Ivano Fossati cui Marco Mengoni ha dato una profondità infinita. Parole che ci sollecitano pensieri in libertà. 

Marco Mengoni canta C'è Tempo di Ivano Fossati alla Pinacoteca di Brera. Foto dalla pagina facebook dell'artista

Perché chi ha seminato attenderà paziente, chi non ha seminato, e nulla ha da aspettare, allora sì, cercherà di riempire questa attesa come si fa con uno spazio vuoto, con un sacco dentro cui cacciare ogni sorta di inutile ammennicolo. Che sia musicale o no. 

Due anni lontano dai riflettori - da quanto ci azzardiamo a presupporre (le nostre, sia ben chiaro, sono tutte ipotesi, pensieri in libertà, appunto) - sono stati per Marco un lungo periodo di semina. Il primo germoglio che abbiamo potuto ammirare è stato Guerriero. L'albero, il primo di due, è stato Parole in Circolo

In un tempo così veloce, due anni di silenzio sono un'eternità. Ha atteso a lungo. Ha seminato e poi è rimasto lì, a prendersi cura del suo giardino. Un giardino in cui crescono parole e note, un giardino che va innaffiato, nutrito, curato con passione. Un amore che non è mai certo del risultato, perché quello - alla fine - arriverà solo dopo l'esposizione al pubblico di quanto si è creato. E in quel momento, di questo c'è assoluta certezza, non ci sarà più tempo per rimediare. 

Tempo. Parola mistica. Il tempo esiste a prescindere da ogni cosa. Il tempo si prende, si perde, si occupa, si spreca. Il tempo si condivide e si risparmia, si tiene e si lascia. Certo, il tempo non torna. E non perdona. 
Essere padroni del proprio tempo è la ricchezza più ambita, e saper usare il proprio tempo mette al riparo da rimorsi e amarezze. 

Il tempo, per chi è timido, è un amico-nemico. Perché lo si vede scorrere e non sempre si riesce ad acchiapparlo in quell'istante che è giusto, preciso, l'unico possibile. 
Per chi è riservato, è una cosa ancora più seria e temibile, perché chi pensa tanto trova sempre il tempo per riflettersi da qualche parte, guardarsi, vedersi, giudicarsi

Sul tempo Mengoni ha detto tutto quello che si poteva dire. Tempo come Vita nelle parole di Fossati. E su questa interpretazione non c'è bisogno di impiegare neppure un secondo per raccontarla, ché è stata così tanto semplicemente perfetta che ogni parola sarebbe uno spreco. 

Tempo invece bisogna concederlo alla necessità di comprendere quel tempo che il musicista ha impiegato a seminare. Quello dedicato a tracciare la strada del futuro, il tempo sognato di domani che bisogna sognare oggi per poter costruire. 

È il tempo di Marco Mengoni
È il suo tempo, e oggi più che mai sarà pieno di quello che lui vorrà, di quello che sente, di quello che batte dentro il suo petto. 

Sua la semina, suo il raccolto. In questo tempo mediocre si potrebbe anche restare confusi e abbagliati da un mutamento così radicale, proprio come lo è quello che trasforma un germoglio in albero possente. 

È una rivoluzione, con i suoi estimatori, i detrattori, difese appassionate e inquisizioni cieche. Ma è una rivoluzione

«Eppur si muove» disse Galileo per sovvertire l'ordine (sbagliato) delle cose. 
E ci è voluto un intero futuro per comprendere quanto coraggioso fosse quel passato inquisito.

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